Allora, lo confesso subito: ho una leggera ossessione per l’olivo.
Sì, proprio quella pianta che da secoli fa diventare i toscani, me compreso, un po’ maniaci del “come si deve”.
Sarà che l’olio buono mi fa impazzire, sarà che la potatura è diventata un rito sacro, ma oggi voglio parlarti di qualcuno che ha lasciato un segno nel modo in cui guardiamo l’olivicoltura in Toscana: Luigi Nizzi-Grifi.
Ti chiedi chi è? Bene, è il momento di conoscerlo perché, credimi, ne vale la pena.
Nizzi-Grifi, negli anni ’50, ha deciso che l’olivo non poteva più essere trattato a casaccio.
Diciamocelo, quanti olivi hai visto conciati male solo perché qualcuno aveva fretta, o peggio ancora, non aveva la minima idea di cosa stesse facendo?
Tranquillo, succede anche ai migliori.
Ma il caro Luigi ha detto basta, scrivendo un’opera con un titolo chilometrico e ambizioso: “Possibilità tecniche ed economiche dell’olivicoltura nel quadro agronomico della Toscana”.
Se hai resistito fino in fondo al titolo, bravo, sei pronto per continuare.
La sua grande idea? Potare con equilibrio.
Aspetta, non sbadigliare.
L’equilibrio, per Nizzi-Grifi, significa lasciare abbastanza foglie per la fotosintesi, ma anche garantire una produzione decente.
Detto così sembra facile, no?
Prova a dirlo a tuo cugino che ogni anno trasforma il suo olivo in un’opera astratta che grida vendetta.
E poi arriva il vaso policonico.
Sì, proprio quel famoso vaso policonico che sembra un po’ un gelato capovolto.
Questa tecnica, perfezionata più tardi negli anni ’60 dal mitico Gino Girolami (che ha pure lui il merito di essere entrato nell’Olimpo degli agronomi italiani), era già nella testa di Nizzi-Grifi.
Perché? Beh, perché aveva capito che l’olivo aveva bisogno di luce.
“Luce e aria, gente!” diceva idealmente Luigi.
Più luce significa meno malattie e olio migliore.
E diciamolo: a chi non piace un olio migliore?
Ma non credere che tutto finisca qui.
Nizzi-Grifi insisteva anche sul rinnovo delle branche principali.
“Niente di eterno, ragazzi,” avrà pensato, “se non cambiate mai i rami vecchi, finiranno per darvi solo olive stanche e annoiate”.
Geniale, no? Ora, so che ti sta venendo voglia di correre fuori con le cesoie, ma fermati un attimo, ho altro da dirti.
Questo signore qui, infatti, aveva pure la mania di adattarsi alle condizioni locali.
Quante volte hai letto guide generiche che funzionano solo in teoria, salvo poi trovarti davanti al tuo olivo che ti guarda perplesso chiedendoti cosa diavolo tu stia combinando?
Eh, appunto. Nizzi-Grifi diceva che ogni varietà ha le sue esigenze, proprio come ognuno di noi.
E vogliamo parlare dell’alternanza di produzione?
Sì, perché l’olivo ha questa abitudine fastidiosissima: un anno ti riempie di olive fino al collo, quello dopo te ne dà quattro e basta.
Luigi ha pensato: e se invece di lamentarci provassimo a ridurre gli sbalzi con una potatura mirata?
Niente miracoli, eh, ma almeno si può smorzare un po’ questa isteria produttiva.
I succhioni e i polloni? Via, via, ma solo i più vigorosi.
Se non sai cosa sono, fidati: sono quei rami inutili che crescono dritti verso il cielo o direttamente dal tronco, rubando risorse alla pianta.
Un po’ come certi amici che non sai nemmeno perché frequenti.
In tutto questo, Luigi Nizzi-Grifi ricordava una cosa fondamentale: rispetto per la pianta.
Mai fare tagli aggressivi o sbagliati.
E qui, se ci pensi, torniamo al principio fondamentale della vita: il rispetto.
Perché l’olivo, come qualsiasi essere vivente, merita attenzione e cura.
Infine, la questione temporale.
Quando potare? Beh, se proprio non vuoi fare disastri, il periodo ideale è tra la fine della raccolta e prima che l’albero si risvegli.
Una specie di letargo operativo che garantisce risultati ottimali.
Ti sei perso?
Riassumo io: equilibrio, vaso policonico, rinnovo delle branche, adattamento locale, alternanza, eliminazione di rami inutili, rispetto della pianta e periodo giusto.
Se segui queste regole, probabilmente non diventerai Luigi Nizzi-Grifi, ma il tuo oliveto smetterà almeno di guardarti storto ogni volta che ti avvicini.
E ora dimmi, ti sembra difficile?
Forse. Però ti assicuro che con un po’ di pratica, pazienza e ironia, diventerai abbastanza bravo da far ingelosire il vicino che ancora tortura i suoi alberi con metodi medievali.
Non dirmi che la cosa non ti stuzzica.
Pensaci, intanto vado a dare un’occhiata ai miei olivi.
Chissà cosa direbbe Luigi se potesse vederli oggi.
Autore: Roberto Massai
Natural Garden Designer & Tutor