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Hai mai fatto caso a quanto spesso parliamo di proteggere gli alberi come se fossero dei poveretti da salvare?

Sì, come se fossero dei teneri cuccioli abbandonati sotto la pioggia, con quegli occhioni tristi che chiedono solo di essere adottati.

Ma la verità, e mi ci è voluto un bel po’ per capirlo, è che gli alberi non hanno davvero bisogno di noi.

Sono maestosi, resistenti, e se ne sono stati lì molto prima di noi.

Il vero problema non è difendere loro; è difendere noi stessi, o meglio, le generazioni future, i bambini che verranno.

Perché sono loro quelli che rischiano davvero di perdere qualcosa di inestimabile: un mondo vivibile, con un ambiente sano e alberi rigogliosi.

 

La sostenibilità non è solo una moda

Oggi sembra che la sostenibilità sia una parola magica, quasi come un mantra che ripetiamo per darci un tono green.

Ma ci crediamo davvero?

La verità è che ci sono troppi controsensi.

Prendi l’esempio di certi paesi: in alcuni luoghi riescono a fare politiche serie sul verde urbano e sulle foreste.

E da noi? Beh, qui sembra che ci si accontenti di organizzare workshop e convegni.

Bello, ci si saluta, si beve un caffè, magari anche un buffet, e poi?

E poi torniamo a casa e tutto resta uguale.

Hai mai avuto quella sensazione di partecipare a qualcosa di importante e, una volta finito, pensare: “Ok, ma ora cosa cambia concretamente?”

È frustrante, lo so.

La carta si fa bella con le certificazioni e i capitolati sempre più complessi, ma sulla terraferma?

Si continua a capitozzare alberi come se non ci fosse un domani.

 

Guerriglia Gardening: Sogni ribelli e volantini sugli alberi

Ora, lascia che ti racconti una piccola storia.

Era il tempo dei miei primi passi nella cura degli alberi.

Con alcuni colleghi arboricoltori ci eravamo ribellati al sistema.

Era una sorta di “Guerriglia Gardening” all’italiana.

Andavamo di notte ad attaccare volantini sugli alberi che erano stati massacrati con la capitozzatura.

Non era una protesta violenta, intendiamoci.

Volevamo solo sensibilizzare.

Risultato? Il comune ci ha tolto l’incarico, i volantini sono stati rimossi, e noi siamo rimasti con il nostro idealismo.

Ma qualcosa, anche piccola, è cambiata.

Certo, non ci hanno fatto una statua, ma oggi, dopo anni, noto che c’è un po’ più di attenzione alla cura degli alberi.

Insomma, forse non siamo riusciti a salvare il mondo, ma almeno abbiamo messo una pulce nell’orecchio a qualcuno.

 

Le cose belle richiedono tempo

Ah, quanto è difficile avere pazienza.

Vorremmo tutti vedere i risultati subito, magari piantare un albero oggi e vedere una foresta domani.

Ma non funziona così, no?

Ci vuole tempo.

Ci vogliono anni per vedere crescere gli alberi.

E lo stesso vale per la cultura della sostenibilità.

Non cambieremo tutto dall’oggi al domani.

E sai che ti dico? Va bene così.

È un viaggio lento, certo, ma l’importante è partire con il piede giusto.

Prendiamo ad esempio la piantumazione di un albero.

Non è solo mettere una pianta in terra e sperare che cresca.

No, c’è tutto un lavoro di preparazione: la buca deve essere ben fatta, più grande e più profonda di quanto ci aspettiamo.

Lo diceva anche un vecchio detto contadino: per una pianta da una lira, si fa una buca da mille lire.

Sembra una banalità, ma quanti lavori pubblici falliscono proprio perché si risparmia su questo?

 

Alberi in città: amici o nemici?

Ti sei mai chiesto perché spesso gli alberi urbani sembrano soffrire più di quelli nelle foreste?

Eppure, non dovrebbero avere una vita così miserabile.

Il problema è che li trattiamo come decorazioni, piuttosto che come esseri viventi.

Li capitozziamo, li potiamo in modo sbagliato, e alla fine ci lamentiamo che cadono o si ammalano.

È un po’ come mettere un pesce rosso in una vaschetta minuscola e aspettarsi che diventi un pesce spada.

E poi ci stupiamo se muore.

Ma c’è un altro problema ancora più grande, ed è quello del collaudo.

Se costruisci un ponte, lo collaudi, giusto? Controlli che sia sicuro.

E gli alberi? Chi collauda il lavoro di piantumazione e manutenzione?

Spesso nessuno.

E qui sta uno dei punti cruciali del fallimento: manca un controllo serio.

 

Abbattere o non abbattere: il dilemma eterno

Ogni volta che si parla di abbattimenti di alberi, si apre un dibattito acceso.

Da una parte chi difende ogni singola pianta come se fosse l’ultima rimasta sulla Terra, dall’altra chi vorrebbe radere al suolo tutto per fare spazio a nuovi progetti urbani.

La verità, come sempre, sta nel mezzo.

In certi casi, l’abbattimento è necessario, soprattutto se l’albero è malato o pericoloso.

Ma questo non significa che possiamo farlo a cuor leggero o senza pensare alle conseguenze.

Il vero problema è che, una volta abbattuto un albero, raramente si pensa a come sostituirlo correttamente, o si piantano alberi che non sono adatti all’ambiente circostante.

E qui torniamo al punto di partenza: se non pianifichi con lungimiranza, sei destinato a fallire.

 

La sfida della qualità: il ribasso non è la soluzione

Parliamo ora di una delle piaghe del settore pubblico: i ribassi sugli appalti.

È mai possibile che si parta con un budget ridicolo e poi si facciano ulteriori ribassi fino al 70%?

Con che faccia possiamo parlare di qualità quando si lavora in queste condizioni?

Alla fine chi ci rimette è sempre l’ambiente.

E a lungo termine, i costi per rimediare agli errori saranno di gran lunga superiori a quelli per fare le cose bene fin dall’inizio.

Forse, se cominciassimo a mettere la qualità davanti al prezzo, avremmo meno problemi.

Ma intanto, continuiamo a fare lavori a merda, e poi ci lamentiamo che gli alberi non stanno bene.

 

Gli alberi non ci ringrazieranno, ma i bambini sì

Alla fine, tutto questo lavoro non lo facciamo per ricevere applausi o ringraziamenti.

Gli alberi non ci diranno grazie, e probabilmente non vivremo abbastanza per vedere i risultati delle nostre azioni.

Ma lo facciamo per i nostri figli e nipoti, per le future generazioni che un giorno potranno camminare in un parco e godere dell’ombra di quegli alberi che noi abbiamo piantato o protetto.

E questo, alla fine, è il più grande risultato che possiamo sperare di ottenere.

 

 

 

Autore: Roberto Massai

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

 

 

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