Tu dove vivi?
In una campagna isolata, in un paesino in collina, in una periferia o in centro città?
Ormai esistono città così affollate da sembrare formicai.
E più della metà della popolazione ci vive.
Città, dove migliaia, o milioni di individui arrancano nelle loro corse quotidiane.
Dove ognuno si sente qualcuno solo dentro al proprio loculo.
E dove nessuno nota nessuno.
Ma non sono poi così soli.
A tener loro compagnia ci sono pure centinaia, o migliaia, di altri individui.
Anch’essi poco notati.
Spesso pure in affanno.
Ma che vigilano sulla nostra salute e tutelano le nostre vite.
Sono i guardiani del benessere.
Vestono uniformi di corteccia e di foglie.
Anche i pochi che li apprezzano non sanno che il nostro debito nei loro confronti raggiungerebbe cifre da capogiro, se solo fosse monetizzabile.
Perché gli alberi rallegrano il grigiore dei palazzi, regalano ossigeno in cambio di inquinanti, mitigano la calura estiva, frenano l’acqua battente e la grandine,
smorzano il vento che si incanala tra i viali, offrono ricovero a quei pochi animali che temerari si adattano alla metropoli.
“I grandi e vetusti esemplari arborei che vivono fra noi”, scriveva Alex Shigo, padre della moderna arboricoltura, “non costituiscono riprova della bontà delle nostre cure,
bensì testimonianza della loro straordinaria tolleranza alle nostre follie”.
Quanti maltrattamenti, botte, rotture, tagli inutili sono costretti a sopportare.
Per non parlare dei mutilati.
Con quelle orrende capitozzature.
I caduti poi.
Quanti abbattimenti ingiustificati ed ingiusti.
A volte perché sporcano con le foglie, altre volte per timore che possano fare dei danni, casomai cedessero, o perché offuscano la visuale ed ombreggiano qualche pannello solare.
Il popolo degli alberi in città è come un imponente scoglio sul mare in tempesta, che frange gli eccessi climatici, abbatte l’inquinamento e sgretola lo stress psico-fisico.
Regalandoci un porto urbano dove sia ancora possibile vivere.
Spesso pure con il sorriso.
Più passa il tempo e più ci rendiamo conto di quanto gli alberi siano indispensabili.
Di quanto avremmo potuto fare di più e di meglio.
C’è chi parla di piantare quantità industriali di alberi per contrastare i cambiamenti climatici.
Senza la giusta competenza e lungimiranza saranno gli ennesimi ad immolarsi per la nostra stupidità e arroganza.
Piantare un albero è sempre un gesto esemplare.
Soprattutto se fatto con senno e con la giusta visione futura.
Un albero si mette a dimora perché ne godano i nostri figli o meglio i nostri nipoti.
Finché continueremo a piantarli o peggio ad abbatterli per i nostri interessi ed il nostro ego, gli alberi saranno destinati a scomparire.
Quanto meno dalle nostre città.
Sempre più affollate.
Sempre più caotiche.
Sempre più inquinate.
Sempre più invivibili.
Fino a quando non succederà qualcosa per cui diventeranno deserte.
E allora finalmente in città comanderanno loro: gli alberi.
AUTORE: Mauro Zanichelli
European Tree Worker