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Come sarebbe bello un mondo senza confini, dove le persone si rispettano e si aiutano perché tutti abbiano una vita dignitosa e piena di emozioni.

Emozioni autentiche che sciolgono il cuore, quelle emozioni che solo l’amore può produrre.

E l’amore ha solo una condizione: l’altruismo incondizionato, il gioire del bene  e della soddisfazione altrui.

 

Un mondo dove non c’è differenza tra bosco e giardino, tra foresta e coltivazioni.

Dove non servono macchinari inquinanti e rumorosi, né i ritrovati della chimica, per produrre cibo sano e nutriente.

Dove l’aspettativa di vita non si misura più in anni, ma in benessere e soddisfazione.

 

Un mondo senza fretta, senza stress, senza ansie, senza competizione.

Un mondo in cui avere tanto tempo per dedicarsi alle proprie passioni,  nel quale  il giardinaggio non sarebbe  solo hobby, ma diventerebbe una religione.

Un modo per stare in pace con se stessi e sintonizzarsi con quanto di sacro si può trovare in ogni essere vivente, pianta, insetto o animale che sia.

 

Sarebbe come tornare all’età dell’oro.

L’era in cui non esisteva la guerra e dove i popoli si accontentavano di sopravvivere, senza bisogno di accumulare ricchezza e sopraffare gli altri.

In fondo è così che vivono tutti gli animali e noi non siamo di certo meglio di loro.

 

Abbiamo avuto il privilegio della capacità di fabbricare utensili sempre più avanzati, di sviluppare il linguaggio, le arti, l’intelletto.

Al tempo stesso siamo diventati succubi della nostra stessa cultura.

 

Una cultura che  si alimenta di convinzioni, generate dal proprio trascorso personale, dalle esperienze fatte, dall’ambiente di provenienza e di frequentazione.

In fondo ognuno si affida, per tutto, alla propria labile percezione della realtà.

 

In un eterno dibattito tra cosa è utile e cosa è dannoso.

Tra ciò che è bello e ciò che è ripugnante.

Tra cosa merita attenzione e cosa deve essere bandito da questo mondo.

E siamo sempre noi a deciderlo, con la nostra superbia, la nostra arroganza, la nostra ignoranza.

 

Dai microbi al più grande dei mammiferi fino ad arrivare alle immense sequoie:

quante specie abbiamo catalogate come dannose, infestanti, nocive, da debellare.

Quante specie ancora esistono che rischiano  l’estinzione?

Spesso è capitato anche tra i nostri stessi simili.

 

Siamo diventati dei censori.

Tutto ciò che può essere sfruttato a fini di lucro diventa sacrosanto, oltre ogni fede e religione.

Tutto il resto è invece di intralcio,  nelle migliori delle ipotesi bandito in  provvisorie riserve.

 

Ormai viviamo immersi in sistemi innaturali ad una velocità quasi insostenibile.

Autostrade, centri commerciali, aree industriali, centri urbani, discariche: potremmo mai vivere solo con questo?

E basterebbe il minimo intoppo per mandare in tilt tutte le nostre certezze.

 

La frenesia è ormai l’ ingrediente principale del quotidiano.

Quanto stress, nella ricerca estenuante di una soddisfazione inafferrabile, neanche fosse il miraggio di un’oasi nel Sahara.

 

Come facciamo a non accorgerci di essere una  parte di un immenso sistema pulsante e interconnesso?

Una parte molto dipendente e vulnerabile.

 

Anche per gli aspetti biologici della vita sembra non esistere più un fattore determinante come il tempo:

-prodotti alimentari sempre disponibili in ogni epoca dell’anno

-donne che partoriscono figli in età adatta a fare da nonne

-interventi e ritocchi per camuffare la vecchiaia

-cuccioli trattati alla stregua di peluche

giardini che vanno dai più effimeri a quelli tanto imbalsamati da ricordare la plastica.

 

Possibile che la natura si sia allontanata così tanto dalle nostre vite quotidiane?

Dov’è finito il susseguirsi del giorno e della notte?

Che fine hanno fatto le stagioni?

E le fasi della vita?

Non si nota più neppure la luna.

E’ più facile focalizzare l’attenzione sul dito che punta al cielo.

 

A volte mi domando cosa si possa fare per tornare ad ammirare la bellezza che ci circonda e a sentirci parte integrante di tutto il creato.

 

Siamo la specie dominante, su questo non c’è dubbio.

Ne siamo convinti perché abbiamo la facoltà di distruggere tutto.

Ma siamo anche la più  estraniata.

Pensiamo che   il mondo che ci circonda  sia un magazzino di risorse infine,  tutte a nostra completa disposizione.

 

Eppure un’invisibile cellula, un corona virus, ha messo tutti in allerta rossa diffondendo terrore.

E non era neppure il peggio che ci potesse capitare.

E’ stato fin troppo premuroso a risparmiare i più piccoli.

 

Strano che la natura partorisca un qualcosa di così selettivo.

In genere questo atteggiamento è più legato ai nostri bisogni.

Abbiamo creato i confini, le culture, le religioni, le classi sociali, i generi, i prodotti chimici selettivi, la caccia di selezione, le armi intelligenti, l’omofobia, il razzismo, il terrorismo, basta.

Mi viene quasi da vomitare.

 

Però siamo anche l’unica specie in grado di custodire al meglio, come bravi giardinieri, questo immenso paradiso che ci circonda.

Se solo lo volessimo.

Basterebbe la consapevolezza di sentirsi parte del tutto, e responsabili delle nostre azioni nei confronti di chi ci seguirà.

 

Quante energie, risorse e tempo avremmo da dirottare verso il bene comune se solo deponessimo ogni sorta di armi e smettessimo di sentirci in gara per qualcosa.

Alla fine poi,  cosa?

Sono millenni che ci combattiamo per futili motivi che portano  morte e distruzione, lasciando solo alcuni nomi scritti nella storia.

 

Sembra che l’unico ciclo che riusciamo bene a seguire sia quello della storia.

La storia dell’uomo egoista che sa solo uccidere, depredare, distruggere.

Una storia che per ora non è mai servita ad imparare dagli errori e fare meglio.

 

E’ ora di pensare in ottica costruttiva, con la premura e la lungimiranza del bravo Giardiniere.

Il giardiniere con la G maiuscola che coltivi e condivida le gioie di questo immenso giardino.

E che sia di esempio nel  coltivare e custodire per gli altri piuttosto che per se stessi.

 

Sei pronto a trasformarti in questo tipo di Giardiniere?

Se si, sarò ben lieto di darti una mano.

 

 

AUTORE: Roberto Massai

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

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