Bella la pratica del treeclimbing.
Ti arrampichi sugli alberi grazie all’uso di corde, imbracatura e vari meccanismi.
Riesci a muoverti in sicurezza per tutta la chioma, eseguendo interventi di qualunque tipo, soprattutto la potatura.
E quando sei diventato abbastanza esperto da rilassarti, riesci a sentirti un tutt’ uno con l’albero dove ti sei appollaiato.
Nonostante la spettacolarità delle evoluzioni, dopo un po’ di pratica riesci a prendere confidenza, sia con i movimenti che con l’attrezzatura.
Per potersi arrampicare in modo agevole bastano l’intelligenza e le capacità di un primate qualunque, anche il meno evoluto.
Ciò che risulta più difficile è sapere, o meglio capire, cosa bisogna fare una volta lassù.
Serve interpretare lo sviluppo complessivo di una pianta, le sue carenze e le sue esigenze, le sue eventuali criticità.
Perché dovresti intervenire sugli alberi in modo così chirurgico?
Cosa ti fa credere che organismi che si sono evoluti in oltre 300 milioni di anni abbiano in qualche modo bisogno del nostro intervento?
Qualcuno ha mai avvertito l’esigenza di occuparsi dei miliardi di alberi che popolano le foreste?
E questi miliardi di alberi non assolvono perfettamente alle loro funzioni grazie anche all’assenza, per fortuna, dell’uomo?
In effetti qualunque azione dell’uomo verso un albero rappresenta un danno.
Le potature per esempio non migliorano l’albero, anzi gli creano molteplici lesioni.
E tutta la massa fogliare asportata risulta fotosintesi mancata, per la quale l’albero dovrà rimediare, indebolendosi pure.
Se solo gli alberi avessero voce per gridare.
E invece non percepiamo nulla del loro disagio perché i risvolti si manifestano poi, (spesso in modo nefasto) ad anni di distanza.
E allora perché si potano gli alberi?
La potatura serve ad avere una produzione più remunerativa e più comoda da raccogliere.
Difficile potare un albero solo per il suo bene, è più facile che sia per il tuo.
Lo poti perché puoi desiderare del buon legname commerciabile, perciò per il tuo interesse, non per il suo.
Lo poti perché non vuoi che i suoi rami ti sfiorino la casa, per comodo tuo, non suo.
Lo poti perché hai paura che possa arrecare dei danni a terzi o perché le foglie sporcano, intasano gli scoli, svolazzano ovunque.
In ogni caso la potatura danneggia l’equilibrio biologico di un albero.
Credere che l’uomo sia necessario per lo sviluppo corretto di un albero è un errore clamoroso.
Un errore che alimenta la gestione, tutt’altro che corretta, delle alberature cittadine, con danni spesso irreparabili.
Il più evidente, anche all’occhio meno esperto, è quello estetico.
Troppo spesso osserviamo per le strade ed i giardini alberi ridotti e mutilati in modo orrendo, che hanno perso per sempre ogni dignità e la capacità di esercitare su di noi fascino ed ammirazione.
Nel contesto urbano e sociale l’albero rappresenta un elemento imprescindibile per la qualità dell’ambiente, sia sotto il profilo della salute, sia sotto il profilo emotivo.
Una zona ben alberata aumenta il valore degli immobili vicini.
Come potrebbe essere altrimenti?
Riesci ad immaginare una città senza neanche un albero?
L’uomo è necessario agli alberi?
O piuttosto è vero il contrario?
Di sicuro siamo irriconoscenti verso gli alberi.
Forse è colpa della bonaria ignoranza.
Eppure molti parcheggiano tranquillamente sui piedi degli alberi, su quei cordoni radicali così invadenti che se non stai attento ci inciampi pure.
Nessuno si farebbe incidere “Ti Amo” sulla schiena dal proprio partner.
Nessuno si poterebbe le falangi per non avere più il pensiero di mantenere le unghie curate.
Se un albero potesse strillare o scappare forse sarebbe diverso.
E, forse, inizieremmo tutti a considerare gli alberi per quello che sono: esseri viventi.
Tra i più grandi organismi in vita sul nostro pianeta.
Occuparsi degli alberi diventa quindi un indispensabile mediazione tra le loro peculiarità e le esigenze del contesto urbano.
Un difficile equilibrio tra fattori di sicurezza, fattori estetici e necessità biologiche dell’albero.
Un albero in città deve essere prima di tutto sicuro.
Deve essere attraente per esercitare il suo fascino discreto e silenzioso. Deve essere idoneo ed armonizzarsi al contesto che lo circonda
Per approcciarsi agli alberi con maggiore rispetto e considerazione occorre prendere in considerazione anche il fattore tempo.
Il conto aritmetico degli anni di vita non ha alcun significato per gli alberi.
Ciò che conta è la loro età biologica.
Da una specie all’altra l’aspettativa di vita può variare tanto.
Un albero di 15 anni può essere molto più vecchio di un altro che ne ha 150.
Molti alberi hanno il potenziale di vivere per svariati secoli ed essere testimoni e benefattori per diverse generazioni consecutive.
Per questo motivo potresti considerarti custode temporaneo degli alberi e metterli a dimora, come lascito per le future generazioni.
Alex Shigo, fondatore della moderna arboricoltura, diceva che “gli alberi, per essere capiti, devono essere toccati”.
Forse è più saggio dire che dovremmo farci toccare noi da loro, nel profondo.
Il contatto frequente con gli alberi, intesi come esseri viventi fatti di miliardi di cellule che compiono attività biochimiche straordinarie ed intensissime, carica di un’energia indefinibile.
Gli alberi ti rivitalizzano.
Forse è proprio questo, quel non si sa bene cosa, che se c’è non lo notiamo, ma se manca ci lascia sgomenti.
E per quanto mi riguarda devo ammetterlo: il lavoro del treeclimber è proprio un privilegio.
AUTORE : Mauro Zanichelli
European Tree Worker