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Come ti sentiresti se ogni giorno mettessi in tavola sempre le stesse cose?

Anche se fossero le migliori pietanze al mondo, alla lunga finirebbero per annoiarti e ostacolare pure il tuo benessere.

Infatti è stato dimostrato che la vitalità e salute di qualsiasi organismo si basano sulla diversità.

Più rendi varia la tua dieta, maggiori sapori e benefici puoi trarne.

 

Idem per il giardino.

 

Hai visto quanti giardini super semplificati con una siepe perimetrale, qualche albero sparso e l’immancabile prato all’inglese?

E, come se non bastasse, questi giardini si ripetono in successione, imitandosi a vicenda con la stessa valenza che hanno i pascoli per le pecore.

 

Sai perché i giardini  sono in genere tutti simili tra loro?

Perché è più difficile osare, piuttosto che farli con lo stampino.

Almeno se quei modelli fossero esempi collaudati di successo virtuoso.

 

Neanche un po’.

 

Sono tutti stereotipi, anzi paradigmi di modelli imposti da mode effimere e logiche di mercato, propagandati nel tempo da chi ha interesse a vendere attrezzi e prodotti necessari a mantenerli.

Non stupirti, questo è un approccio ormai consolidato in molti campi della nostra esistenza.

Pensa alle monocolture agricole e forestali, alle batterie di animali allevati dentro capannoni mefitici, o anche solo come la merce viene posta negli scaffali della grande distribuzione.

 

C’è una bella differenza con i campicelli che coltivavano a mano i contadini di un tempo o le loro aie brulicanti di animali da cortile che razzolavano liberi e felici.

Animali che finivano lo stesso nelle tavole, ma prima avevano avuto un’esistenza dignitosa e non finalizzata al profitto veloce.

Un agricoltore che coltiva una grande diversità di prodotti è molto difficile che faccia cilecca con tutti.

Se qualcosa va storto, potrà compensare con il resto.

 

Quando invece concentri gli sforzi su un unico obiettivo è più facile massimizzare i risultati, ma è anche più rischioso.

Con una monocoltura è più semplice meccanizzare i processi e incrementare i profitti, ma se arriva un parassita specifico sono guai seri.

E non hai alcun piano B per ridurre i danni.

 

Ecco perché tanto timore per malattie e parassiti che  porta ad uno smodato interventismo, spesso solo precauzionale.

Se non puoi permetterti la minima perdita è perché hai investito tutto su uno o pochi articoli.

E’ come andare al casinò e puntare tutto su un unico numero.

Sappiamo bene chi vince di solito.

 

Anche in giardino funziona allo stesso modo.

Anzi in giardino non hai neppure la scusante di dover portare avanti una produzione o creare un reddito.

Se il giardino non sai come godertelo, in breve tempo, diventa una totale rimessa.

Che senso ha rischiare al massimo?

Solo perché lo fanno gli altri, ha senso imitarli?

 

Se hai un giardino grande e ci tieni alla privacy, una siepe di confine è doverosa.

Ha senso mettere metri e metri di siepe da sagomare ogni anno con grande dispendio di tempo, fatica, lavoro, soldi, smaltimenti?

Non sarebbe più opportuna una siepe con piante ben spaziate da lasciar crescere liberamente, senza alcuna imminente incombenza?

Sarebbero da  preferire piante diverse tra loro e consociate in modo da potersi auto-sostenere in modo quasi mutualistico.

Come avviene di solito in ogni ambiente naturale.

Magari prendendo spunto pure dal paesaggio circostante, imitando le soluzioni che la natura ha già selezionato prima, in modo ottimale.

 

Che dire del concetto di tappeto erboso.

E’ un emblema di sogno, di successo, che viene associato allo sport, al lusso, al potere.

E’ un elemento estetico del tutto consolidato nelle moderne società consumistiche che però non trova alcun riscontro in natura.

Hai mai visto un prato uniforme e rasato in natura?

In molti contesti montani puoi trovare grandi distese di erba ben curata ma è il risultato del pascolo di animali allevati o della ricrescita dopo il taglio per fare fieno.

Dietro ad un prato rasato ci siamo sempre noi uomini.

E fin tanto che questo serve per l’allevamento o la produzione casearia, in contesti in cui cresce tutto spontaneo, può avere anche un senso.

 

Tutt’altra cosa è mantenere il prato di casa se sprechi tantissima acqua e inquini con prodotti della chimica.

Che tra l’altro nessuno ti regala.

Da un recente studio è emerso che negli Usa spendono circa 40 miliardi di dollari all’anno per mantenere verdi i prati ornamentali, tra privati, pubblici e sportivi.

A fronte infatti di un costo iniziale di impianto basso, rispetto ad altre soluzioni possibili, che potrebbe farti propendere per il prato, il vero onere è dovuto ai continui apporti necessari per il successivo mantenimento: acqua, concimi, taglio, trattamenti.

 

Il prato è in genere composto da pochissime specie selezionate che non sono mai specifiche per le singole zone: la stessa semente che viene venduta e usata al nord, non può avere lo stesso risultato al sud, né su terreni diversi.

Hai mai fatto un bilancio dei costi-benefici riguardo al prato?

Se lo fai, ti rendi conto quale assurdità sia mantenerlo.

 

Se poi ti fissi con le erbe spontanee, è davvero la fine.

Voler mantenere un prato immacolato è una partita persa in partenza.

Significa proprio andare contro natura.

Infatti la natura tenta in tutti i modi possibili di ristabilire i suoi equilibri ed un prato ornamentale è di per sé una condizione di squilibrio.

La natura tende a riappropriarsi, con specie più adatte al luogo e meno esigenti del classico pratino, di ogni radura che viene a crearsi.

Quelle che potresti considerare “erbacce” sono lì per riempire, per mettere la pezza ai tuoi errori.

 

Più tagli di continuo il tuo prato, per tenerlo rasato, più incoraggi la nascita di specie spontanee.

In natura qualsiasi paesaggio è biodiverso.

Voler ottenere un prato di erba tutta uguale è una strada accidentata e in continua salita.

 

Vuoi cambiare strada e prendertela più comoda?

Comincia a ragionare in ottica naturale e accetta tutto quello che nasce in modo spontaneo.

Se poi vuoi agire in modo furbo, puoi prendere spunto dalla natura e imitare i suoi processi, anticipando i suoi tempi, senza mai forzare troppo la mano. 

Trifogli, margheritine, tarassachi sono alcune tra le tante specie che la natura ti regala a costo zero e che, invece, molti tentano di combattere con erbicidi che finiscono per nuocere agli insetti impollinatori come le api.

Ha ancora senso continuare a sprecare e inquinare per qualcosa di insensato e insostenibile, solo perché ci è stato propinato dal malcostume?

Solo il fatto che tu abbia letto queste righe ti pone oltre la massa che ancora si fissa sul prato rasato o sulla siepe dritta e questo mi rende felice perché significa che abbiamo qualche speranza di cambiare le cose.

Comincia da subito a dare l’esempio.

Dimostra agli altri che un modo diverso di gestire il giardino, non solo è possibile, ma è l’unico percorribile.

Soprattutto in un futuro, orami prossimo, che si preannuncia in salita.

 

 

Autore: Roberto Massai

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

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