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Siamo abituati a vedere il giardino come un luogo di pace, una piccola oasi di tranquillità.

Ma hai mai pensato che anche il verde possa avere una sua agenda politica?

Durante il regime fascista, Benito Mussolini aveva ben capito l’importanza di controllare l’apparenza, e questo si rifletteva anche nella gestione degli spazi verdi.

Il giardino all’italiana, con la sua simmetria perfetta e le forme geometriche, diventava il simbolo di una società ordinata, disciplinata, dove ogni cosa – e ogni persona – doveva stare al proprio posto.

Strano, vero? Eppure, basta dare un’occhiata ai giardini di quell’epoca per notare questo legame tra la cura del verde e l’ideologia del regime.

Non era solo una questione di bellezza, ma una vera e propria rappresentazione visiva di ordine e disciplina.

Ti suona familiare? Perché, in fondo, anche oggi ci ritroviamo a dare un valore particolare ai giardini ben curati e agli spazi ordinati.

 

La Battaglia del Grano e l’Autarchia Verde

Se pensi che i giardini fossero solo spazi decorativi, allora preparati a cambiare idea.

Durante il regime fascista, Mussolini lanciò la famosa “Battaglia del Grano”.

Un nome che sa di epopea, ma che in realtà riguardava la produzione agricola e, soprattutto, l’autosufficienza alimentare.

Ogni pezzetto di terra doveva essere sfruttato per produrre qualcosa, anche i giardini privati.

Sì, esatto: niente fiori solo per bellezza, ma orti, frutteti, perfino in città.

Praticamente, un giardinaggio a chilometro zero ante-litteram.

Non ti sembra un po’ come quello che facciamo oggi con i nostri orti urbani e la coltivazione sul balcone?

Certo, oggi lo facciamo per ridurre l’impatto ambientale e sentirci più vicini alla natura, ma l’idea di base non è poi così diversa.

E tu, hai mai provato a coltivare qualcosa nel tuo giardino o sul balcone?

A parte il piacere di vedere i frutti del proprio lavoro, eviti anche la corsa al supermercato per le verdure bio.

E sì, magari ti senti pure un po’ autosufficiente.

 

Verde e Modernizzazione: Dai Parchi alle Città

Il verde, però, non era solo una questione di autosufficienza.

Mussolini voleva trasformare l’Italia in una nazione moderna, e i giardini avevano un ruolo anche in questo.

Parchi, giardini pubblici, alberature lungo le strade: tutti simboli di progresso e igiene urbana.

Hai presente quando passeggi in un parco ben curato e ti sembra di respirare aria più pulita?

Beh, in parte dobbiamo ringraziare anche queste politiche.

Ma dietro a tutto quel verde, c’era un messaggio ben preciso: la natura, come la società, doveva essere ordinata e sotto controllo.

Un parco ordinato, senza erbacce fuori posto, non è forse l’immagine perfetta di una società inquadrata?

E tu, come vivi i tuoi spazi verdi?

Li lasci liberi di esprimersi, con le piante che crescono dove vogliono, oppure tendi a tenerli sotto controllo, come se fossero un piccolo esercito verde?

 

Giardini e Identità Nazionale: Un Legame con il Passato

E poi c’è l’aspetto più simbolico: il legame tra i giardini e l’identità nazionale.

Il regime fascista aveva una vera ossessione per il passato glorioso dell’Italia, un passato fatto di imperi e grandi conquiste.

I giardini rinascimentali e barocchi, con le loro geometrie perfette, diventavano un simbolo di quel passato da cui Mussolini voleva attingere per legittimare il suo potere.

Insomma, restaurare un giardino storico non era solo un atto di conservazione, ma un modo per dire: “Guardate, stiamo riportando l’Italia ai suoi giorni di gloria”.

Ma qui sorge una domanda interessante: quanto di quella “grandezza” era davvero un legame con il passato e quanto invece era un tentativo di forzare un collegamento con il presente?

I giardini storici venivano restaurati e rivisitati con un occhio ben fisso al presente fascista, quasi a voler piegare la storia alle necessità del momento.

È un po’ come se prendessi un vecchio mobile e lo restaurassi per farlo sembrare nuovo di zecca.

Ma alla fine, resta un mobile d’epoca o è diventato qualcos’altro?

 

Giardini come Strumenti di Propaganda

E non dimentichiamo il ruolo dei giardini nelle celebrazioni pubbliche.

Durante le parate, i fiori e le siepi non erano solo una decorazione, ma parte integrante del messaggio visivo del regime.

Aiuole perfettamente disegnate, statue, composizioni floreali che si allineavano con la retorica di potenza e autosufficienza.

Ma davvero pensiamo che sia tutto così lontano dal presente?

Anche oggi, quando vediamo piazze ben curate, con aiuole colorate, ci fermiamo a pensare al messaggio che possono trasmettere?

La natura può essere addomesticata e piegata ai nostri scopi, ma a quale prezzo?

È davvero questo il modo in cui vogliamo vivere il nostro rapporto con il verde?

Magari, invece di controllarlo, potremmo provare a collaborare con la natura, lasciando spazio anche a quel po’ di “disordine” che rende un giardino unico.

E tu, come ti relazioni con la natura?

Cerchi di domarla o lasci che sia lei a mostrarti la strada?

 

Il Giardino Oggi: Ordine o Libertà?

Oggi, quando passeggi tra le siepi ben curate di una villa storica o ti rilassi in un parco cittadino, sei consapevole di tutta questa storia che si nasconde dietro a quei prati verdi?

Forse no, ma non è mai troppo tardi per rifletterci su.

Perché alla fine, un giardino può essere uno spazio di libertà, ma anche un luogo di controllo.

Dipende da come lo vediamo, da come lo viviamo.

E allora, come vivi il tuo giardino?

Lo vedi come un esercizio di ordine, con le piante allineate in file perfette, oppure lo consideri una piccola giungla personale, dove ogni pianta trova il suo spazio?

Ti piace lasciare che la natura faccia il suo corso o preferisci intervenire ogni volta che un rametto sembra uscire dai ranghi?

 

Riflettendo su Natura e Controllo

Anche se non siamo più nel periodo fascista, l’idea di controllare la natura non è scomparsa.

Oggi parliamo di sostenibilità, di orti urbani, di giardini a basso impatto ambientale, ma in fondo rimane sempre quella voglia di gestire e di intervenire.

Siamo davvero pronti a lasciare che la natura si esprima come vuole?

O abbiamo ancora quel desiderio di mettere ordine, di tenere tutto sotto controllo?

Forse, la vera sfida del giardinaggio oggi è proprio questa: imparare a collaborare con la natura, senza volerla per forza piegare ai nostri desideri.

Trovare un equilibrio tra bellezza e spontaneità, tra ordine e libertà.

E se ci pensi bene, non è un po’ come trovare l’equilibrio anche nella nostra vita?

Alla fine, forse i giardini ci parlano proprio di questo: del nostro rapporto con il mondo, del nostro modo di vedere la vita.

E tu, cosa vedi nel tuo giardino?

Un riflesso di te stesso o una semplice raccolta di piante?

Chissà, magari la prossima volta che taglierai la siepe, ti verrà da pensare a tutto questo.

E magari, tra un colpo di forbice e l’altro, ti chiederai: “Ma alla fine, chi controlla chi?”

 

 

 

 

 

Autore: Roberto Massai

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

Giardino Futuro - i 10 fondamenti del giardinaggio sostenibile

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