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Che attinenza potrebbe mai avere  il giardinaggio con il sesso e la pornografia?

Detto così sembra quasi un’ eresia.

Eppure voglio dimostrarti come in entrambi gli ambiti si possa essere condizionati da modelli che allontanano dalla naturalezza, spingendo verso l’esasperazione e la frustrazione.

Non mi sarebbe mai venuto in mente un parallelismo così ardito se non avessi trovato, rovistando nelle scatole di vecchi libri,  una rivista, una delle prime con foto a colori.

Roba vintage.

 

Non sono un amante di certa roba ma ha catturato comunque la mia attenzione.

Mai vista prima.

Chissà com’era finita lì.

Forse sarà stata di  mio fratello o addirittura di mio babbo.

 

Oggi  qualsiasi adolescente può vedere  sul proprio palmo della mano ben altre immagini.

Una quantità esagerata di corpi statuari, totalmente depilati, tanto belli che ricordano la frutta o la verdura della grande distribuzione: tutta prima scelta, sia nelle forme che nelle dimensioni.

 

E non è tutto.

Anche gli atteggiamenti sono estremizzati dalla spettacolarizzazione, con un focus fallocentrico e le donne  che sembrano spesso pupazzi.

Che tristezza.

 

Una differenza abissale con quei tempi passati in cui, benché si trattasse comunque di produzioni scandalose, il focus era sulle persone e su come se la spassavano.

Persone normali, in ogni senso normodotate,  come la natura aveva provveduto.

Nessuna remora per qualche chilo di troppo o per quella peluria che sembrava, allora motivo di vanto, e adesso pare essere diventata oggetto di scherno,  sinonimo d’ incuranza e sporcizia.

 

Come ha fatto in così poco tempo, qualche decennio, a cambiare così tanto la società?

Viviamo ormai nell’era dell’apparenza e della prestanza.

Sempre in competizione a rincorrere l’inarrivabile.

 

Stili di vita dettati dai finti modelli, quasi degli avatar, con la sensazione di non essere mai all’altezza della situazione, mai abbastanza per potersela godere come si dovrebbe.

E, come nel sesso, questi cliché si ripetono pure nella moda con stereotipi di bellezza che sono caustici per la gioia stessa e la vitalità.

 

Per arrivare infine ai giardini dove i riferimenti tanto ambiti non sono altro che scatti di giardini tirati al lucido o dove magari lavorano schiere di giardinieri ogni giorno.

 

Nessuno che ti parli mai del marcio che c’è dietro, i sacrifici che sono stati necessari, i costi e gli sprechi che comportino mantenere in piedi certi baracconi.

 

Quanto sarebbe bello tornare a godersela come quelle facce indaffarate nel piacere, senza mezzi di paragone.

In fondo erano gli stessi tempi in cui i giardini si facevano con una siepe, degli alberi e un prato rustico, sprovvisto pure dell’irrigazione.

Erano tempi in cui la sostanza contava ancora qualcosa e l’apparenza non aveva tutto il valore che ha assunto oggi.

In questo mondo così falso ed effimero che tende ad allontanare le persone invece che unirle.

 

Forse  non sarà tutto così casuale.

Potrebbe trattarsi di un disegno globale che mira a schiavizzare le persone rendendole dei consumatori pilotabili?

Si perché alla fine questo senso continuo di insoddisfazione e inadeguatezza  perenne porta a desiderare l’inarrivabile, a lavorare oltre le umane possibilità, a farsi consumare dallo stress per non arrivare mai a quella beatitudine che tutti vorremmo.

 

Una volta si diceva: “ chi si accontenta gode”.

 

Forse dovremmo prendere spunto dai nostri genitori e forse pure dai nostri stessi nonni.

Loro riuscivano a vivere con poco e quel poco era pur sempre l’essenza della vita.

 

Oggi non contano neppure più i sentimenti né tanto meno le relazioni.

Ognuno si sente connesso al mondo intero attraverso uno schermo, più o meno grande, e al tempo stesso è immerso nella solitudine.

 

I ragazzi giocano online anche se sono vicini di casa.

Intorno alla tavola si guardano più i social che gli occhi dei commensali.

In una società così ci vuole tutto il mio coraggio per parlare ai quattro venti di natura, consapevolezza e giardinaggio.

Questa è la mia missione.

E se ancora stai leggendo significa che, forse,  ancora c’è una speranza.

 

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AUTORE: Roberto Massai 

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

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