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“Business is the most important problem for trees”, diceva il celebre esperto di alberi Shaigo.     

Ora, se sostituissimo “alberi” con “giardino” non cambierebbe molto, vero?

Perché, diciamocelo, il giardinaggio sta diventando sempre più un affare – e non necessariamente un affare di cuore.

Ma cominciamo dall’inizio: cos’è successo ai tempi in cui piantare un albero era un gesto semplice, quasi spirituale?

Quando gli alberi erano più preoccupati di mettere radici che di generare profitto?

 

 

La Cultura del “Si è Sempre Fatto Così”

Se sei mai stato a un corso di giardinaggio o hai parlato con il “classico” giardiniere del quartiere, avrai sicuramente sentito la frase “si è sempre fatto così”.

E qui sta il punto: la cultura del “si è sempre fatto così” ha dominato il giardinaggio per troppo tempo.

Un tempo gli alberi erano materia di discussione tra giardinieri e vivaisti, e la scienza era una sorta di illustre sconosciuta.

Poi, a un certo punto, qualcuno ha deciso che forse, e dico forse, dovremmo iniziare a trattare gli alberi come esseri viventi.

Sì, incredibile, vero?

E così, l’arboricoltura è diventata una scienza.

Nuove figure professionali sono emerse, persone che sanno che gli alberi non sono solo “verde ornamentale” ma entità con esigenze specifiche.

Ma come al solito, noi italiani siamo un po’ il fanalino di coda rispetto ai nostri amici del Nord Europa.

E ti dirò di più: quando si tratta di giardinaggio urbano, sembriamo spesso incapaci di uscire dalla logica del business.

E no, non parlo solo di soldi.

Parlo del “grande business” del mettere a dimora gli alberi e di come lo stiamo facendo.

 

 

La Piantagione di Alberi: C’è Business e Business

Non c’è dubbio che piantare alberi sia diventata una moda.

Dalla piantagione di milioni di alberi per il PNR (Piano Nazionale di Ripresa) al desiderio dei comuni di dimostrare la propria “coscienza verde”, sembra che piantare alberi sia la soluzione a tutti i mali del mondo.

Ma hai mai notato come vengono piantati questi alberi? No?

Prova a dare un’occhiata la prossima volta che passi per un nuovo parco urbano.

Gli alberi sono piantati a distanze così ravvicinate che neanche in vivaio lo farebbero.

Perché? Semplice: è tutto un grande business.

Mettiamo in fila decine di alberelli, senza pensare minimamente a come cresceranno.

L’importante è piantarli, fotografarli e metterli su Instagram con l’hashtag #sostenibilità.

Ma poi? Cosa succede a quegli alberi?

Quanti di loro superano i primi due o tre anni?

Quanti arriveranno mai a maturità?

E soprattutto, quanti di loro contribuiranno effettivamente ai cosiddetti servizi ecosistemici?

Ah, qui sta il punto dolente.

Forse sarebbe più sensato prendersi cura degli alberi maturi che già abbiamo, invece di piantare infiniti alberetti come se fossero cipolle.

Sai com’è, non fa notizia.

 

 

Il Mito del Giardino “Perfetto”

Parliamo anche del mito del giardino “perfetto”.

Sì, perché, non solo negli spazi pubblici ma anche nei giardini privati, c’è questa ossessione per il giardino che deve essere immediatamente rigoglioso, perfetto, con piante piene, tonde e cespugliose.

E allora via con la capitozzatura, l’arte di tagliare via il “leader” dell’albero, perché – come dire – non deve crescere troppo in altezza.

Risultato? Alberi trasformati in cespugli enormi, piante da 1.000 euro che vengono letteralmente mutilate perché “devono essere tonde”.

Perché, lo sai, i giardini non devono sembrare selvaggi.

Devono essere ordinati, controllati.

Che poi, non è ironico? Spendiamo migliaia di euro per far crescere piante che poi tagliamo a metà perché crescono “troppo”.

Siamo un po’ come quei genitori iperprotettivi che mettono i figli in gabbia e poi si lamentano che non crescono.

 

 

La Quarta Dimensione del Giardino: Il Tempo

Un’altra cosa che mi lascia sempre perplesso è come la maggior parte dei progettisti di giardini lavori in tre dimensioni, dimenticando la quarta e più importante: il tempo.

Piantare un albero o progettare un giardino non è come comprare una TV che attacchi alla corrente e via, sei a posto.

È come mettere al mondo un figlio.

L’albero, una volta piantato, inizia un viaggio.

Ha bisogno di cure, di tempo, di attenzioni.

E quanti di noi sono disposti a prendersi il tempo per vedere il giardino crescere?

Ah, la pazienza è una virtù in via di estinzione.

 

 

Alberi in Città: Architettura Versus Natura

Veniamo poi agli alberi in ambito urbano.

In molti casi sono trattati come fossero arbusti o alberi da frutto, potati in modo aggressivo, capitozzati, piantati in file ordinate come soldati.

Come se la Natura dovesse adattarsi all’architettura, e non viceversa.

Hai mai visto quegli alberi piantati sotto i fili elettrici, costretti a crescere in modo innaturale?

Sì, sono un po’ l’emblema della nostra incapacità di capire che la Natura ha i suoi tempi e i suoi spazi.

E il paradosso è che, mentre negli altri paesi si lavora per armonizzare la presenza degli alberi in città, noi continuiamo a piantare “pioppeti” urbani, filari di piante che sembrano disegnati con il righello.

 

 

La Cultura della Cura e del Rispetto

E qui arriviamo al punto cruciale: la cultura della cura e del rispetto.

Non solo rispetto per gli alberi in sé, ma per le prossime generazioni.

Non piantiamo alberi per noi stessi, ma per i nostri figli, per i nostri nipoti.

Questo è l’obiettivo.

E se vogliamo un futuro verde, dobbiamo iniziare a pensare non solo in termini di “business” ma di etica.

Perché, alla fine della giornata, non si tratta solo di quanti alberi piantiamo, ma di come li curiamo.

E questo richiede tempo, pazienza e una buona dose di umiltà.

 

 

Cosa Possiamo Fare?

E quindi, cosa possiamo fare?

Beh, innanzitutto, possiamo smettere di pensare che il giardinaggio sia solo un altro business.

Possiamo iniziare a vedere il giardino come un ecosistema in cui ogni elemento ha il suo posto e il suo ruolo.

Possiamo dedicare più tempo alla cura degli alberi esistenti, piuttosto che piantare nuovi alberi a casaccio.

Possiamo scegliere di piantare alberi piccoli, da pochi euro, invece di quelli già grandi da centinaia, se non migliaia, e lasciare che crescano nel loro tempo.

E soprattutto, possiamo educare le nuove generazioni a vedere il giardinaggio non come una semplice attività, ma come un atto di amore verso la Natura.

Perché, alla fine, il futuro dei nostri giardini dipende dalle scelte che facciamo oggi.

Siamo pronti a fare la differenza?

 

 

 

 

 

Autore: Roberto Massai

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

 

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